Il nostro corso non ha la dimensione spaziale. Ci troviamo su due livelli: sullo schermo siamo come finestrelle e quadretti, figurine; il secondo livello è dato dal fatto che ci ascoltiamo e vediamo senza uscire di casa: basta cambiare stanza, metterci al computer, premere qualche tasto e, dopo qualche minuto, comincia una lezione; non dobbiamo indossare il cappotto, né guardare l’orologio per calcolare il rientro. Non succede niente fuori da casa nostra, dalla nostra stanza o soggiorno. Siamo sempre lì. Per qualcuno è una facilitazione, per altri un ripiego o un handicap come si dice.
Teresa, di Dina Rosati
Teresa era felice del suo orto nel quale aveva seminato un po’ di tutto: piante aromatiche, pomodorini di varie qualità, zucchine, fagiolini, patate e cipolle e quanto, di volta in volta, secondo la stagione, avrebbe potuto usare in cucina per preparare piatti molto graditi ai suoi nipoti. Venivano spesso a trovarla sapendo che viveva sola e lei ricambiava questa premura facendo leva sul piacere della “gola”. “Nonna, qui assaporiamo sapori che non si godono altrove, davvero speciali questi tuoi pranzetti!; se aprissi un ristorante, avresti una lunga fila all’entrata, in poco tempo; forse però, con tanta gente, non basterebbe più il tuo orticello”
Edera e Giglio, di Dina Rosati
In tempi molto lontani l’edera non era in grado di spostarsi da dove era nata; piccola, bassa, restava ben ancorata al terreno e la sua visuale era ridottissima; poteva osservare solo il piccolo spazio intorno a lei e come se non bastasse, una grossa roccia le nascondeva il resto del paesaggio, mentre lei continuava a chiedersi “Chissà cosa c’è oltre!” Al di là avrebbe visto un bel campo con erbe infestanti, qualche fiore selvatico e tra questi spiccava un giglio. Il lungo stelo gli consentiva di vedere la piantina di edera, da cui avrebbe voluto essere notato perché si sentiva solo. Non poteva immaginare che lei provasse la stessa solitudine. Il giglio però voleva attirare la sua attenzione. Non riuscendo a chinarsi fino a raggiungerla e dare il via a una conoscenza, pensa che ti ripensa, trovò la soluzione nel profumarsi: un odore intenso e piacevole l’avrebbe raggiunta senza ostacoli e chissà che questo non avrebbe portato qualche bella novità. Fu proprio quello che successe: l’edera si destò dal suo torpore, decisa a capire da dove provenisse la fragranza che la stava inondando. Cominciò a muoversi, riusciva lentamente ad allungarsi con sottili filamenti coperti di foglioline. Si adagiò sul masso, chiedendo scusa dell’invasione, non ne poteva più di stare lì sotto, quatta, quatta. Andava in cerca di un amico, amica?, che ancora non conosceva, ma che forse prometteva di rivelarsi molto piacevole, stando almeno all’odore che sprigionava.
Silenzio, di Giorgio Rossi
Domenica 15 agosto, è stata una giornata era molto calda e afosa, ho trascorso la mattinata a riordinare la stanza. A mezzogiorno avevo terminato. Nell’attesa del pranzo mi sono versato del prosecco in un calice, ho preso una ciotola con dei salatini, ho spento la radio e mi sono accomodato in terrazza a guardare il verde brillante dell’erba del prato per rilassarmi. Non c’è nessuno, vado a passeggiare. Camminando lungo il viale dei tigli, sento il mio respiro e quello cadenzato dei passi sulla ghiaia. Mi fermo ad ascoltare il fruscio dell’aria sulle foglie argentate delle chiome e il verso sordo di alcune tortore sul filo elettrico. Al centro del vialetto due cornacchie bisticciano per un boccone abbandonato sul prato, accompagnate dal frinire delle cicale. Giungo davanti a un’aiuola ovale che non avevo mai notato: non è molto grande ma ben curata, con varie qualità di fiori e piantine, un giardino in miniatura. L’improvviso suono di una campana mi coglie di sorpresa. Ritorno a casa felice, l’inquietudine è andata via, il respiro si è calmato.
Un corso. 1. Mi piace il tema, di Maurizia Galuppo
In città c’era una donna, scontenta. Non di tutto, solo della pandemia: durava già da due anni e lei avrebbe voluto uscirne con un balzo. Un giorno le capitò l’occasione di partecipare ad una serie di lezioni di scrittura su Zoom. Ci pensò, non era convinta, avrebbe preferito fare passeggiate. In fondo era ancora inverno, a volte non aveva proprio voglia, la nebbia, il freddo, il buio. E le piaceva il tema delle lezioni: Siamo un giardino. La metafora era accattivante e di buon auspicio. L’inverno sarebbe finito e presto anche la pandemia. Decise di iscriversi e di essere contenta. Ad una certa età si scopre che molte cose si possono decidere. Partecipava agli incontri online, studiava di volta in volta le dispense che il professore preparava con cura, si impegnava con soddisfazione. Era curiosa e attenta, piacevolmente sorpresa della diversità dei suoi compagni di classe, che vedeva incasellati in finestrelle, sullo schermo del computer. Le dispense erano una piccola antologia dei testi scritti da ciascuno, presentati di volta in volta dal professore con osservazioni e analisi che aiutavano l’attenzione e la riflessione. Ognuno leggeva il proprio racconto e si sentiva ascoltato.
Un corso. 2. Schermo con fiori, di Maurizia Galuppo
Le giornate si allungavano e il suo ragionare sui fiori portava lontano. I fiori sono di tanti colori, di diverse stagioni, di tante varietà. Danno gioia, serenità, conforto, speranza. Quando pensava ad un giardino immaginava il susseguirsi delle fioriture della primavera o dell’estate, e il sole che illuminava cespugli di rose e dalie e gerbere. Provava a figurarsi i compagni di corso come fiori: a chi poteva attribuire le caratteristiche di uno specifico fiore? In fondo ciascuno aveva manifestato qualcosa di sé scrivendo. Tuttavia non era facile, avrebbe chiesto a loro. E si concentrava su se stessa, sulla sua finestrella dello schermo. Era un bell’esercizio, che per qualche tempo la occupò come una sfida. Un tardo pomeriggio, tornata a casa con la spesa, in bicicletta nella nebbia, le mani gelate. Raggiungendo il garage, la accolse inaspettato, nel silenzio, un profumo dolce e gentile che le scaldò il cuore. Sorrise: se fossi un fiore, vorrei essere calicantus.
Il giardino di lei. Cachi e Bosso, di Annamaria Evangelista
Nel giardino di lei tra il Cachi e il Bosso era nata una discussione.
“Dai, – diceva il cachi con sufficienza- non puoi competere con me… La vedi la differenza?”
“Certo, -ribatteva bosso – non sono così sciocco, ma anch’io do protezione alle piante dell’orto e… sì, anche agli uccelli!”
Alla risatina ironica dell’altro, il bosso aggiunse: “Nel mio piccolo, a volte ho ospitato il nido di merli, cercando di nasconderli all’appetito dei gatti e alla curiosità dell’uomo. Purtroppo non sempre ci sono riuscito”.
Il cachi, superbo, non voleva cedere ed elencava le sue peculiarità: foglie belle e lucenti sui lunghi rami, dove si riparavano gli uccelli, non solo passerotti e merli, ma colombi, tortore e qualche gazza. Infine nominò i saporosi e abbondanti frutti, di cui era molto orgoglioso.
Il vetusto bosso capiva che era inutile continuare: era un alberello, le sue foglie erano fitte, piccole e non ne rimaneva mai spoglio; piccoli e non commestibili erano anche i frutti. Questa era la sua natura, la Natura.
“È vero, non c’è paragone tra noi. Tu sei un albero importante in questo giardino, io non potrò raggiungere la tua possanza: Madre Natura ci va fatti così”. Però continuò: “Ogni pianta, grande o piccola, bella o insignificante ha il suo valore”.
Oikos, di Carla Gilari
Sono Oikos, la tua casa. Sono con te, per te, intorno a te. Ed io sono qui a giocare insieme a te perché tu possa gioire, giorno dopo giorno, di tutto ciò che hai intorno, traendo piacere e giovamento da tutto e di tutto ciò che ti circonda, cercando risorse a te congeniali per migliorare la tua esistenza qui. Ed è per ciò che vorrei farti capire l’importanza delle tue scelte, perché queste fanno la differenza nell’ambiente, casa nella casa. È tempo di metterti in gioco, insieme ai tuoi simili, per salvaguardare l’ecosistema… E tu pure danza in girotondi, gioiosi ma determinati, e grida però, dai il tuo contributo per permettermi di essere sempre e comunque la tua accogliente dimora, casa nella tua casa.