Oggi, per attivare il processo di scrittura, non siamo partiti, come di consueto, dalla lettura, ma dall’intervento di Dori Zantedeschi, esperta in scienze ambientali e comunicazione. L’abbiamo invitata per approfondire il tema portante del nostro corso: il giardino. Dori ha deciso di introdurci alla vita notturna di animali e piante lasciandosi ispirare dalla lettura di Peter Pan nei Giardini di Kensington, giardini che diventano un mondo magico quando, di sera, i cancelli si chiudono e tutti si ritirano nelle proprie case. Ci ha fatto notare come anche noi, di fatto, usiamo chiudere un cancello: le nostre abitudini diurne, il nostro vivere cittadino ci separa dalla vita di quegli animali che si attivano al crepuscolo, ricci, volpi, gufi, pipistrelli, lucciole. La conoscenza delle loro abitudini ci è normalmente preclusa e proprio per questo diventa più affascinante e magica. Dori ha allargato il tema al problematico legame tra urbanizzazione e vita animale: l’inquinamento luminoso fa sì che le lucciole non riescano più a trovare partner con cui accoppiarsi, le strade e i muri frammentano gli habitat cosicché, per passare da un “frammento” all’altro, gli animali si espongono a tali pericoli da ritrovarli spesso senza vita investiti da qualche auto, o ai bordi delle strade. E, prendendo ora in considerazione le piante, come si comportano di notte? Anche le piante, come noi, chiudono la porta di casa. È il comportamento chiamato nictinastia (dal greco nux nuctòs, notte, e nastos, compatto), ovvero il processo attraverso il quale le piante raggruppano petali e foglie e si “compattano” per la notte. Linneo, celeberrimo botanico svedese, chiamava questo comportamento il sonno delle piante e arrivava addirittura a capire che ore fossero solo osservando il grado di questo compattamento notturno. Per distinguere la notte dal giorno, la pianta utilizza la luce come fonte di informazione e innesca cambiamenti biologici all’interno della foglia, certo minimi, indistinguibili ad occhio nudo, ma non per questo poco degni di attenzione. Per proporre un esempio, gli stomi della foglia, analoghi ai nostri pori cutanei, generalmente si chiudono al calar del sole per non disperdere le risorse idriche. La notte, dunque, intesa come cancello che si chiude, che divide noi uomini e da categorie e vicende a noi precluse, è presente nei successivi contributi testuali dei partecipanti al nostro Laboratorio di Scrittura Creativa.
Di seguito vengono proposti alcuni estratti dei testi stilati nelle due settimane successive all’intervento. C’è chi ha immaginato come e cosa potrebbe vedere e provare in un ambiente notturno, chi invece si è immedesimato in una pianta o animale.
Solitudine affollata (Una notte nel Giardini dei Tarocchi), di Annalisa Mastrogiacomo
[…] Mi inoltro lungo i sentieri del mitico giardino, alla ricerca di un po’ di vita. È curioso. Non ho paura. In effetti non mi sento sola. Allora aguzzo la vista, affino l’udito e, guardandomi attorno, indago sulle eventuali presenze non visibili. Nella mia ricerca mi accompagnano, con aria protettiva, centinaia di piante che, nel buio notturno, assumono le sembianze di valorosi guerrieri. In mezzo ad un viluppo di rami scorgo un timido gruppo di fiori penduli a forma di campana, di vari colori. Mi avvicino ed un inebriante profumo quasi mi stordisce. Che scoperta! Improvvisamente un confuso ronzio distrae il mio sguardo. Una nuvola di insetti volteggia sopra i cespugli. Incomincia quasi una danza voluttuosa e provocante tra le corolle e gli insetti. Nei petali smaniosi si insinuano affamati miriadi di preziosissimi impollinatori attratti dal nettare profumato e gustoso. È un incrocio magico di falene, mosconi, zanzare…. Decido in silenzio di continuare. Ritorna una pace profonda. Il silenzio è assoluto. Alzo gli occhi e figure maestose seguono benevole i miei passi. La luna protegge con la sua luce il mio passaggio prevenendo impreviste insidie. È una solitudine affollata. Una moltitudine di creature abita la notte. Nuovamente nel buio si alza un richiamo, breve, penetrante: “Chiù”. Dopo pochi secondi, il segnale riprende e si ripete instancabilmente, quasi ipnotico, e in lontananza se ne ode un altro, in risposta. È la notte dell’assiolo. […]
Greenbank, di Rossella Della Stella – Un testo che si pone sul piano delle descrizioni partecipi, con un invito che lascia al lettore una propria adesione e sentimento. Pensiamo a I Sepolcri di Ugo Foscolo.
C’è un cimitero che è anche un parco. Su una collinetta, in mezzo ad un quartiere di case d’epoca. […] Nella notte però, quando le ombre si allungano nell’animo di chi ancora è reale e l’avvicinarsi del sonno ci rende predisposti alla sensazione del nulla, è possibile stabilire un contatto con le arcaiche pietre, con l’artistico disordine delle tombe, con le lapidi più antiche crollate a terra o inclinate in un precario equilibrio: abbiamo l’opportunità di respirare l’aria dei secoli passati, possiamo leggere insieme ai nomi incisi con vetuste grafie, una storia che inventiamo, immaginare persone in abiti eleganti di forme desuete e proprio per questo per noi ricche di fascino. Così forte è la percezione, che ci sembra di serbare il ricordo di averli anche noi, un giorno indossati. […]
Rosmarino, di Maria Gasparin – Dalla realtà alla fantasia, dalla fantasia all’assurdo. Tutto è possibile scrivendo e sognando. Anche le piante sognano e fanno miracoli.
[…] Il Rosmarino ripeteva fra sé e sé “Quanto sono felice”. E poi: “Se sono così forte, adesso mi riuscirà di fare un grande salto per cambiare posizione, mi piacerebbe guardare questo orto da un’altra prospettiva”. Tutte le piante dell’orto potevano sentire i pensieri di Rosmarino, erano quindi attentissime, volevano vedere se tutto sarebbe stato possibile usando la sola forza di volontà. Rosmarino si allenò per giorni fino a che riuscì a raddrizzare le radici e fare un balzo tanto alto da vedere più lontano dell’orto… Un bel prato verde con alberi alti, splendenti… Moltiplicò la sua forza e cadde dentro ad un buco che sembrava fatto apposta: le radici erano entrate giuste giuste e lui si sentì veramente l’unico rosmarino al mondo che riusciva ad… autotrasportarsi.
Night Flight, di Rossella Prando
Me ne stavo tranquillo, dormivo. Chissà se accenderà ancora la luce, anche stanotte. E certo! Maledizione, non so resistere, il fascio illumina la mia comoda cella e mi attira ancora, pure dopo una giornata passata a suggere frutti, mi costringe a questa asincrona danza ininterrotta. Anche costruire, combattere, predare, uccidere fa parte del mio impegno quotidiano. E ora le forze mi abbandonano… ma perché quella creatura non segue il ritmo come i suoi simili? A cosa le serve la lampada accesa quando dovrebbe dormire? Perché mi costringe a questi interminabili voli in cerchio, ed io sbatto di qua e di là, ipnotizzato? In più sembra infastidita, lei. Eccola là, adagiata sul divano. A volte sembra si addormenti, spegne per un po’ la malefica fonte, anche io mi riposo in un angolino… ma mi illudo. Solo quando riesco a sottrarmi al cerchio magico, mi do un po’ di carica e trovo qualche spuntino: una virata, cabrata, picchiata e, zac, la mia vittima non ha scampo. Devo stare attento: queste enormi creature a volte sono cattive, colpiscono forte, a tradimento, uccidono per niente e ci sacrificano inutilmente. Io non sono interessato a loro, da quel punto di vista. Neanche loro a me, del resto, spero. Eccola là che si agita, si alza, scappa nell’altra stanza: sembra che io le faccia proprio paura, anzi terrore, ma, ripeto: non penserà mica che voglia mangiarla? Eppure, sono così bello, con la mia livrea a righe gialle e marroni, i miei occhi a mandorla, tutto in tinta, col mio volo leggiadro. E vogliamo poi descrivere il rumore del mio motorino: “bzz bzz bzz bzz”?! […]