Le forme del nostro corpo sono in continuo cambiamento, nonostante si tenda ad associare l’idea di forma a qualcosa di fisso, stabile, immobile. Aggiustiamo e rimoduliamo la nostra forma momento dopo momento, per quanto minimamente, ed è attraverso la forma che creiamo un ponte tra noi ed l’ambiante. Di seguito si riportano alcune pratiche esplorate con i ragazzi dei laboratori.
Forme e Stimoli
I Mover si mettono a coppie. In ciascuna coppia un Mover sarà attivo e l’altro passivo. Dopo ciascuna fase del lavoro, la coppia si scambia i ruoli al segnale del conduttore.
- Prima fase. Il Mover attivo è lo scultore che dispone, muovendole, varia parti del corpo del compagno in una nuova forma. Il Mover passivo deve permettere questi cambiamenti senza opporre resistenza o aggiungere alcun movimento.
- Seconda fase. Il Mover attivo da dei piccoli stimoli di movimento al compagno, per esempio, facendo oscillare la sua mano o spingendo con la propria anca contro quella del compagno o dando con la mano una piccola spinta all’altezza della sua spalla. Il Mover passivo reagisce allo stimolo quanto basta, senza opporre resistenza o aggiungere movimenti che non derivino direttamente dallo stimolo ricevuto. Il tentativo è di rispondere autenticamente allo stimolo ricevuto. Dopo ciascuno stimolo, il Mover attivo permette al compagno di riguadagnare una posizione neutra prima di continuare con lo stimolo successivo.
- Terza Fase. Come sopra, il Mover attivo offre uno stimolo al compagno che questa volta estende leggermente la sua risposta motoria, lasciandola espandersi nel corpo per qualche istante. Come prima, dopo ciascuno stimolo, il Mover attivo lascia il tempo al compagno di tornare in una posizione neutra. Si cerchi di non sovra stimolare il compagno in attesa dello stimolo. Per evitare di anticipare la natura dello stimolo il Mover passivo può tenere gli occhi chiusi.
- Quarta Fase. Il Mover attivo da uno stimolo al compagno che però questa volta esagera la risposta, creando una frase di movimento molto più estesa rispetto allo stimolo originario.
- Quinta Fase. I Mover si scambiano i ruoli dopo ogni stimolo e giocano tra le quattro opportunità di stimolo/movimento appena sperimentate.
Landscapes (Primi Paesaggi)
I Mover si ritrovano in cerchio e un primo Mover guadagna il centro cristallizzandosi in una forma. Il secondo Mover entra nel cerchio e, reagendo alla forma proposta dal compagno, prende a sua volta una forma. Il primo Mover esce dal cerchio, lasciando lo spazio al solo secondo Mover. Un terzo Mover entra nel cerchio mettendosi in relazione con la forma del secondo Mover e così via. Le scelte per che si compiono per creare la propria forma ed il paesaggio relazionale con il compagno, possono essere di varia natura: intuitiva, estetica, geometrica, minimalista o elaborata, per opposizione o per libera associazione e così via. Ciò che importa è il tentativo di non premeditare troppo la risposta e di prendersi il giusto tempo (breve o lungo che sia!) per compiere la propria scelta.
Questa pratica è uno studio preliminare per la futura messa in opera di uno score (canovaccio di improvvisazione).
Le Macchine Teatrali! (o la Macchina Ritmica) La sala si divide tra spazio di scena e spazio dei Mover. Un primo Mover entra in scena e prende con il proprio corpo una forma a sua scelta, completamente arbitraria, e cui si associa un’azione, un movimento ritmico che manterrà durante tutto il seguito della pratica. Un secondo Mover entra nello spazio scenico e, mettendosi in una qualche relazione con il primo Mover, prende anch’esso una forma e sceglie un’azione. Ora gli “ingranaggi” in scena sono due. Entra il terzo Mover e così via. Ogni Mover/ingranaggio collabora nella creazione di un quadro generale (la Macchina!) pur mantenendo un certo grado di indipendenza per quel che concerne la propria azione. Quando ciascun Mover è entrato in scena, ecco la Macchina Teatrale completa in azione: si possono suggerire variazioni di tempo e velocità o si può immaginare insieme quale più o meno bizzarra funzione possa avere la macchina creata.
Vedere ed essere visti (una pratica preliminare) Seduti o in piedi, all’aperto o in sala, si prenda una posizione comoda e teniamo gli occhi ben aperti. Scegliamo qualcosa su cui focalizzare il nostro sguardo e la nostra attenzione per alcuni minuti: un albero, una panchina, un tavolo, un filo d’erba, qualunque cosa. Troviamo una posizione comoda e diamoci per cinque minuti la possibilità di testimoniare con il nostro sguardo, senza giudizio, ciò che abbiamo scelto. Se ci accorgiamo che la nostra mente vola via e comincia a vagare tra pensieri e preoccupazioni, riportiamola gentilmente al processo di questa testimonianza consapevole, continuando ad osservare ciò che accade, momento dopo momento. Prendiamo una pausa, respiriamo e permettiamo ora che sia ciò che abbiamo scelto ad essere nostro testimone. Immaginiamo di essere testimoniati/contemplati/gentilmente visti in tutto ciò che facciamo dal nostro albero, o dalla nostra panchina, o dal nostro filo d’erba.
Osserviamo ciò che accade, momento dopo momento.