Oggi lavoriamo sulla consapevolezza individuale e collettiva – grazie alle interazioni e connessioni che scaturiscono dal gioco, dalla creatività, dal contatto, dal movimento.
Ogni persona ha un suo modo di muoversi, connesso profondamente alla propria individualità. Possiamo toccare con mano questa considerazione, che pare forse un po’ teorica, nell’arco del lavoro di sabato pomeriggio con i volontari dell’Associazione Tumaini. Partecipano al laboratorio una decina di persone: insegnanti, pensionati, formatori, c’è chi collabora come Gianni con la Caritas di Padova, chi come Enrica (?) è nel direttivo di Tumaini. Abbiamo iniziato il nostro percorso scaldando il corpo e partendo dal colore che ognuno oggi “si sente di essere”. Ognuno condivide un movimento che lo esprime. È un gioco semplice, ma la cosa importante è che ognuno lo faccia per sé. Attraversiamo poi e ci facciamo muovere da una “sostanza spaziale” (ci siamo ispirati a una delle pratiche di Viola Spolin in “Esercizi e improvvisazioni per il teatro”, Dino Audino Editore). La sostanza diviene oggetto da maneggiare e con cui giocare. Sentiamo l’esigenza di fare anche noi, mentre conduciamo il gruppo, e così tutti ci muoviamo nel silenzio, ognuno nel suo mondo. Giochiamo ancora un po’ muovendoci in quattro direzioni diverse (lungo il pavimento, in avanti e indietro, oppure in alto e in basso) e per ogni “linea” troviamo una modalità differente di movimento, una qualità che può essere lento, veloce, fluida, a scatti… Woody chiede ad alcuni di noi di rifare la sequenza di movimento, considerando il senso di ciò che facciamo, oppure lavorando sulla precisione e la pulizia. Molti di noi si sono buttati e divertiti, proprio quando pensavano di non fare nulla di troppo “interessante”. Forse ognuno di noi è invitato a prendersi la propria libertà di sperimentazione, per se stesso e condividendo con il gruppo senza ansie da prestazione o intenti performativi.
Dopo questa prima fase di riscaldamento, passiamo a lavorare sul senso del nostro essere parte di un’associazione (in questo caso Tumaini) e sulle nuove direzioni o stimoli che stiamo cercando. Partiamo dalle riflessioni già iniziate il 30 Ottobre durante il primo incontro rivolto ai volontari, in cui ognuno aveva disegnato il proprio piccolo albero in cui aveva avuto la possibilità di scrivere ciò che significavano radici, rami, foglie, frutti, semi. Le domande con cui provochiamo la riflessione odierna, danno ad ognuno il modo per rielaborare il proprio punto di vista. Ci ritroviamo dunque in gruppo e creiamo un grande albero che si compone delle risposte e degli spunti che ognuno ha trovato. Eccolo qui sotto.